di Lorenzo Parolin[L8/838]
Il Vangelo propone una strada impercorribile? Sì, solo Gesù Cristo poteva percorrerla, perché non è solo dura, ma durissima, anzi, esageratamente dura: vertiginosa. Tuttavia, la via della croce ha prodotto un evento gioioso che non è solo luminoso, ma abbagliante, anzi folgorante: la risurrezione al terzo giorno; evento non credibile, irrazionale, assurdo, ma confermato da testimoni, attendibili proprio per la loro incredulità/ingenuità. Ora, poiché la teoria di Gesù Cristo è stata dimostrata vera da un esperimento pratico ben riuscito, tutto lascia supporre che, come annunciato dal Maestro, ognuno lo possa ripetere su di sé. Perché allora sono pochi quelli che accolgono questa teoria a braccia aperte, benché sia così promettente? I°- perché l’epilogo glorioso avverrà dopo la morte, perciò molti dicono: “Intanto mi diverto, poi qualcosa sarà!” II°- perché, per le persone comuni, a differenza di Gesù, i giorni di attesa dopo la morte non sono tre, ma si allungano fino il ritorno di Cristo (la Parusia), non consentendo a nessuno, in tempi ragionevoli, di verificare la veridicità della teoria cristiana. (Un’eccezione è stata fatta per Maria, la madre di Cristo, che ha già conosciuto la risurrezione ed è stata assunta in cielo). Ci si dovrebbe dunque fidare della parola del già vincitore (il Risorto), vecchia ormai di duemila anni; egli infatti si è reso fisicamente irreperibile da molto tempo (se escludiamo la sua presenza sotto le specie del pane e del vino). Si tratterebbe quindi di un vero e proprio atto di fede, di un passo nel buio contando che di là ci sia un appoggio solido e non un precipizio. Un fatto però gioca a favore della teoria in questione: la gioia che già da subito inonda chi decide di gettarsi nell’avventura. Sì, sembra che le spine associate alle croci contengano una sostanza che faccia sopportare i dolori e generi uno stato di benessere. D’altra parte, quelli che negano validità al messaggio evangelico, tutto sperimentano tranne la gioia grande. La gioia che essi provano è amara. Investono (rischiano) poco, ma ottengono anche poco. Sarà, la loro, una scelta intelligente? Leggendo il Vangelo, si capisce subito che la perfezione è inarrivabile e che, quando va bene, le cadute sul percorso accidentato sono la quasi totalità dei tentativi. Ciò è a dir poco avvilente. Allora i protestanti, i laicisti, i progressisti, i razionalisti … intervengono ad umanizzare il messaggio e abbassano “l’asticella” , in modo che molti la possano saltare e sentirsi gratificati senza avere bisogno di chiamare in causa Cristo. Costoro, però, snaturano il messaggio e conducono i loro seguaci fuori strada in bocca al Maligno. Se aspiri al massimo, non farti traviare/distrarre dalle scorciatoie moderniste. Si deve cercare di adeguare il mondo al Vangelo, non il Vangelo al mondo come va di moda oggi.
Non è il messaggio a dover essere umanizzato per renderlo appetibile al mondo, ma l’uomo a doversi elevare/perfezionare imitando con umiltà il Maestro, anzi, deve diventare chiaro a tutti che con le sole proprie forze, fossero anche titaniche, non si va da nessuna parte. Il gap (gradino) da colmare è così grande che serve un aiuto sovrumano a tutti, senza eccezioni. Quel super-bonus risolutivo lo ha prodotto e messo a disposizione di tutti Gesù Cristo. Poiché l’uomo decaduto non era in grado di alzarsi con le sue sole forze, il Figlio, il Verbo, il Cristo, il Redentore, il Messia è entrato nella Storia (nel tempo) con il nome di Gesù, ha fatto l’esperienza della separazione del corpo dall’anima (non però dell’umanità dalla divinità), corpo che è stato sepolto, anima che è discesa agli inferi come quella di tutti i morti prima di lui e vi ha soggiornato. Lì ha annunciato la buona novella ai morti, poi, rispettato il riposo sabbatico, il terzo giorno ha sfondato “le pareti” degli inferi aprendo un passaggio verso il cielo (cielo che era stato chiuso dopo il peccato) consentendo alle anime dei giusti che aspettavano la redenzione di potervi accedere. Gli inferi non sono l’inferno, bensì un luogo spirituale nel quale finiscono le anime dopo la morte: il Seno di Abramo, lo Sheòl, l’Ade, il Tartaro, l’Averno, l’Orco, l’oltretomba …
Dio padre, visti i meriti acquisiti con la passione, aveva risuscitato Cristo da morte, cioè aveva ricongiunto in modo glorioso la sua anima al suo corpo. Cristo si è fatto quindi vedere dai vivi nella sua potenza gloriosa per testimoniare/certificare la veridicità del suo messaggio ed è poi salito al cielo con la promessa di ritornare da giudice al momento opportuno. Ora sappiamo che il passaggio ad un mondo superiore c’è. Sappiamo che la strada che porta ciascuno fin là in alto è stretta e costellata di difficoltà insormontabili chiamata via crucis. Sappiamo però che lungo questa strada possiamo contare sull’assistenza costante dello sherpa apripista Gesù Cristo, unico traghettatore collaudato, il quale, perciò, a ragione ha potuto affermare: “Io sono la via”, e: “Senza di me non potete fare niente”. E quelli che non conoscono Cristo? Si possono salvare come quelli vissuti prima di Cristo scegliendo di vivere da giusti. All’atto del giudizio individuale subito dopo la morte, non avranno difficoltà a scegliere Cristo. Cristo aspetta che la creatura riconosca la sua debolezza estrema (la condizione di peccatore) e si abbandoni fiduciosa a lui; allora la può prendere per mano e farle fare grandi cose. Qui entra in campo la fede che non è semplicemente il credere in Dio, ma credere che Gesù Cristo sia il dispensatore della salvezza e che sia quindi necessario chiederla a lui in vita, o davanti a lui, appena morti, per chi non lo abbia conosciuto prima. L’uomo non si salva (non viene giustificato, aggiustato ) per le opere di bene che fa. No, la salvezza può essere donata solo da Cristo e solo se la nostra libertà lo autorizza a farci quel dono. Ovviamente, a chi crede nella potenza salvifica di Cristo, gli viene normale fare delle opere buone. Nel momento in cui il peccatore confessa la sua fragilità, chiede perdono a Dio del male che fa e gli chiede aiuto, la misericordia di Dio si scatena gratuitamente e dà spettacoli mozzafiato. Se la creatura dà a Dio l’opportunità di manifestare la sua gloria, Dio gli perdona i peccati (gli cancella la colpa) ossia spezza la catena causa-effetto che consente al male fatto di produrre conseguenze negative: ci libera dalla schiavitù del peccato. Egli agisce con la sua potenza redentrice sul cuore spiritualmente morto di chi ha fede in lui e vi inietta uno spirito nuovo, di vita. (Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo. Ezechiele 36, 26) Dici che siano tutte fandonie? Tutti discorsi campati in aria? Peggio per te. Se non vuoi avere bisogno di Cristo, vanifichi il sacrificio da lui fatto per te, e, da uomo libero, rinunci alla tua salvezza, alla tua promozione, alla tua ascesa al divino, che tanto gli è costata.
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